Durante quel viaggio alle Maldive ho visto per la prima volta degli squali sott’acqua (a parte lo squalo angelo alle Canarie, certo… ma questo era un altro livello).

L’immersione notturna è stata pazzesca.
Ci siamo tuffati direttamente dal dhoni, imbarcazione tipica maldiviana, in acque basse, ma subito nel vivo dell’azione. E appena arrivati sul fondo… era un vero spettacolo.

Squali, razze, banchi enormi di sgombri che ci attraversavano di continuo. Non sapevi dove guardare. C’era sempre qualcosa in movimento.

E all’improvviso… la mia torcia si spegne.
La scuoto, provo a riaccenderla… niente.

E adesso? Risalgo? Resto?

La risposta è arrivata subito: non risalgo nemmeno morta, non posso perdermi tutto questo.

C’erano altri gruppi sul fondo, e quando mi guardo attorno non riconosco nessuno. Ma va bene così: ero nel mio elemento.
Le luci degli altri sub si muovevano intorno, e ormai i miei occhi si erano abituati abbastanza bene da vedere senza problemi.

Squali che passavano vicino, molto vicino.
E io che pensavo: questa è follia pura… e spero che non finisca mai.

Dopo un po’, ho riconosciuto un compagno dalle torce della sua fotocamera. L’ho raggiunto e siamo risaliti insieme.

In superficie, boa di segnalazione, siamo rimasti a galla un po’. A chiacchierare, ridere… come se non fossimo appena stati nello stesso film.

È stata felicità pura. Senza filtri.